SANTUARIO DI GIOVE DOLICHENO

Nel 1935, durante i lavori di scavo di una fognatura lungo via S. Domenico, furono 
scoperti i resti di una domus situata vicino a un'area di culto dedicata a Giove Doli-
cheno. Sono stati rinvenuti cinque ambienti comunicanti, con volte a botte e con fi-
nestre  dette "a bocca di lupo" sul lato meridionale, chiuse per la costruzione del 
santuario dolicheno.
Le murature sono in opera reticolata e vi è un affresco ornato con bugnato e lastre 
rettangolari di finto marmo colorato; queste decorazioni fanno presumere che fos-
sero ambienti semipogei di una domus tardo-repubblicana (fine I secolo a.C.). 
In seguito gli affreschi vennero rifatti con decorazione geometrica a riquadri ornati 
da varie figure come satiri, uccelli, delfini e animali fantastici; nelle lunette poste 
sopra gli ingressi, si può vedere una maschera di Oceano sormontata da un cande-
labro vegetale. La realizzazioni di questi affreschi li fa datare tra la fine del I secolo
d.C. e i primi anni del II; allo stesso periodo apparterrebbe il pavimento dell'am-
biente centrale in mosaico bianco e nero, decorato con uno schema geometrico a ret-
tangoli disposti a girandola intorno a un quadrati­no centrale.
A sud della domus, sotto Antonino Pio (138-161 d.C.) venne costruito un tempio de-
dicato a Iuppiter Dolichenus al quale venne associato anche quello delle altre divini-
tà già presenti sull'Aventino (Luna, Sole, Iside, Serapide, Silvano), lo dimostrano le 
numerose statue e rilievi rinvenuti nell'area .
Il tempio, coperto da un tetto nella seconda metà del II secolo d.C., era formato da 
tre ambienti comunicanti tra loro e suddivisi mediante muri che mostravano le varie
fasi costruttive e i restauri eseguiti nel corso del III secolo d.C.
Il primo ambiente a ovest, una sorta di vestibolo, ha sul lato settentrionale una gran-
de nicchia con un bancone, coperto da una lastra marmorea, posto in basso; è pavi-
mentato, a mosaico bianco e nero, inoltre nella muratura è stata anche rinvenuta una 
moneta di Gordiano Pio (238-244 d.C.). L'ambiente affianco, con lo stesso tipo di pa-
vimentazione del precedente, era probabilmente la sala principale; risulta di forma 
allungata e con due banconi in muratura, addossati alle pareti lunghe. Nell'angolo 
nord-ovest della sala sono stati rinvenuti i resti di un altare con un'iscrizione dedica-
ta a Giove Dolicheno dai patroni Annius Iulianus e Annius Victor, nel quale veniva-
no elencati i patroni, i candidati e i sacerdoti.
All'estremità settentrionale dell'edificio e accanto alla precedente sala, vi era un terzo 
ambiente, quasi quadrato, probabilmente con il tetto sorretto da una sola colonna in 
cipollino posta al centro, ipotesi risultata dal ritrovamento di tale colonna distesa al 
centro del pavimento, e con una pavimentazione in mattoni bipedali.
La struttura non è stata completamente esplorata; si suppone che sul lato meridiona-
le, rimasto quasi del tutto inesplorato, doveva essere l'ingresso originario e altri am-
bienti forse utilizzati per il culto di Mitra, testimoniato dal ritrovamento di due 
rilievi mitriaci databili alla seconda metà del II secolo d.C.
Nei Musei Capitolini, nelle sale dedicate ai culti orientali, è visibile il plastico del 
santuario insieme con gli oggetti raccolti durante gli scavi, tra i quali la statua di Gio-
ve Dolicheno, (divinità guerriera con l'abito tipico dei militari romani e con il berretto
frigio con la bipenne e il fulmine nelle mani, posto in piedi su un toro tra le cui zam-
pe vi è un'aquila).
Tale divinità,era originaria di Doliché 
nella Commagene (attuale Turchia), venne introdotta nel culto romano dopo l'annes-
sione della Siria a opera di Vespasiano (71 d.C.). Il suo culto incontrò un largo favore 
in tutto il mondo romano, dove venne associato a quello di Giove Ottimo Massimo.
Il tempio ebbe una lunga vita; rimase in uso fino all'epoca costantiniana. 
Probabilmente venne distrutto dagli Ostrogoti, lo dimostrerebbero le monete di 
quell'epoca rinvenute durante gli scavi.
Successivamente agli scavi degli anni Trenta, il santuario venne rinterrato; attualmen-
te sono visibili al di sotto della strada soltanto alcuni ambienti della domus ai quali 
si può accedere attraverso una botolo posta in via di S. Domenico.
 

 

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