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Si tratta del più grande edificio per spettacoli mai costruito,
essendo arrivato a misurare 600 metri di lunghezza e 140
metri di larghezza, con una capienza che poteva arrivare fino
a 250.000 persone e forse più. Il circo venne fondato, secondo
la tradizione, dal re Tarquinio Prisco, costruzione avvenuta
dopo la bonifica delle paludi della Valle Murcia; in più,
sempre secondo la tradizione, il luogo, tra il Palatino e
l'Aventino, sarebbe lo stesso dove è avvenuto il ratto delle
Sabine e dove si venerava, con un altare sotterraneo, il dio
Consus (dio al quale era affidata la protezione dei raccolti).
Oggi, nell'area completamente libera (a parte la piccola por-
zione scavata in uno dei due punti estremi del circo, quello
che si trova dal lato di Piazza di Porta Capena) si può com-
prendere l’antica struttura dell'impianto tramite i rilievi erbo-
si e il piano in terra (posto molto al di sopra di quello del-
l'originaria arena) sul quale il lungo rialzo di terra indica la
posizione della spina, il muro attorno al quale correvano le
quadrighe. Per alcuni secoli le strutture del circo rimasero in
legno; le prime opere in muratura vennero avviate dopo il II
secolo a.C. quando, nel 174, furono costruiti delle strutture
(carceres) da dove partivano i carri da corsa, sul lato corto oc-
cidentale, e furono collocate sulla spina le sette uova di pietra
che servivano al conteggio dei giri. L’assetto definitivo del circo
lo si ebbe nel 46 a.C., per l’intervento di Cesare, mentre, nel 33
a.C., Agrippa, aggiunse sette delfini di bronzo aventi la stessa
funzione delle uova. Augusto fece costruire, dalla parte del Pa-
latino, il cosiddetto "palco imperiale", insieme con un'edicola
dedicata al culto delle divinità che presiedevano agli spettacoli,
e fece innalzare sulla spina l'obelisco di Ramsete II, alto 23,7
metri, proveniente dalla città egiziana di Heliopolis (questo obe-
lisco è oggi visibile a Piazza del Popolo, portato lì e innalzato
nel 1589). Il circo venne restaurato da Caligola e da Claudio do-
po un incendio nel 36 d.C. con la ricostruzione in marmo dei
carceres e in bronzo dorato delle metae (una specie di coni posti
alle estremità della spina), ma in seguito venne completamente
distrutto dal grande incendio neroniano del 64 d.C. che ebbe ori-
gine proprio sotto i fornici e negli ambienti del suo lato curvo.
Il circo venne in seguito parzialmente ricostruito da Nerone e ar-
ricchito al centro del lato curvo con un arco a tre fornici in onore
di Tito; nuovamente bruciato sotto Domiziano, venne completa-
mente ricostruito da Traiano al principio del II secolo d.C..
Ampliato da Caracalla e poi restaurato da Costantino, Costanzo
II, nel 357, fece portare l’obelisco di Thutmosis III, il più alto di
tutti quelli esistenti (alto ben 32,5 metri), proveniente da Tebe
(oggi visibile nella piazza di San Giovanni in Laterano, dove ven-
ne portato e rialzato nel 1588 per ordine di Sisto V).
Il circo rimase in funzione al tempo di Teodorico e nel 549 furono
svolte le ultime gare per ordine di Totila, il re dei Goti.
Oggi gli unici avanzi visibili del circo sono quelli del lato curvo
(posti a una notevole profondità che fa comprendere a quale li-
vello potesse essere il Circo Massimo), a fianco della piccola tor-
re medievale detta della Moletta appartenente ai Frangipane,
situata tra via dei Cerchi e piazza di Porta Capena; sono visibili
fornici, scale per i piani superiori e sostruzioni delle gradinate
in laterizi, tutto databile alla ricostruzione avvenuta sotto
Traiano.
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